Quanno Veneziani vederanno che tu farrai lo sale, overo te farraco tributo de moita moneta overo lo loro sale non tanto valerao. E quella moneta, la quale hao la Cammora de Venezia per lo sale, l'averai, donne serrai maiure allo doppio e·lli puorci veneziani verraco alla vostra mercede. Anche in toa scusa manna là una ambasciata, dicenno che questo non aiano Veneziani per iniuria: con ciò sia cosa che voi usete vostra rascione nettamente, non volete perdire le rascioni dello padovano. Non esforzete alcuno. Nello luoco usato volete fare lo sale in vostro terreno per avere la dovana e·lla granne pecunia per le spese le quale occurreno per li sollati e aitre grannezze fare». Questo uosso mise in canna missore Marsilio a missore Mastino. Crese lo tiranno alli fallaci ditti, credennose volare più aito che Dio non consentiva. Allora incontinente commannao che nella villa de Bovolenta, canto la marina, alli staini fosse fatto uno bello castiello de lename, lo quale dilientemente fosse guardiato per guardia delli salinari. E fé fare le fila e mise li operari. E liberamente fu comenzato a fare lo sale bello e assai buono dello munno. Deh, como l'opera preziosa veniva! Li fatti ivano de ponto. Intanto, como ordinato era, ionze a Venezia missore Marsilio, informato dello fatto, e gìo per ambasciatore, como aveva demannato. Fu denanti allo duce e alli maiurienti, e disse quella ambasciata in quelle paravole; ma li mutao li ponti, ché·lli fece sonare de aitro suono e deoli aitra sentenzia, e disse: «Signori veneziani, missore Mastino intenne de fare lo sale nello sio terreno per avere quella pecunia la quale voi avete e tollereve de mano per signoriarve e per abassare vostre saline.
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