Maravigliaose forte e disse a missore Marsilio: «Que iente ène questa?» A cị respuse missore Marsilio e disse: «Questo ène missore Pietro Roscio, lo quale hao auta gola de vederte». Disse missore Alberto: «Moreraio io?» Disse missore Marsilio: «No. Torna in reto. Va' in la mea cammora». Coś fu fatto. Tornao missore Alberto e misese nella cammora de missore Marsilio, e là fu enzerrato con una chiave. Veneziani la piazza presero e toizero l'arme e·lli cavalli a tutta la forestaria de missore Alberto. E presero esso con soa baronia e ś·llo mannaro in presone a Venezia. E là stette fi' che la guerra fu finita. Allora apparze quella cometa della quale de sopra ditto ène. E presero Veneziani guardia delle porte de Padova. Sine mora iescono f̣ra e faco terribile guerra a quello della Scala. Vao missore Pietro Roscio ardenno e consumanno le terre. Prese per forza Monsilice, e là fu occiso. Non per tanto lassano Veneziani de fare la dura guerra. Allora perd́o la citate de Brescia. Onne perzona se·lli rebella. Nulla resistenzia fao. Missore Mastino consideranno la soa desaventura, desperato, con soie mano occise lo vescovo de Verona, lo quale era de soa iente, e occiselo su sopra le scale dello vescovato. Albuino, vastardo de missore Cane, lo scannao. Sotto lo capitale dello lietto de questo vescovo fu trovato uno spiecchio de acciaro con moite divise carattere. Nello manico era una figura. La lettera diceva: «Questo ène Fiorone». Puoi li fu trovato un livricciuolo, nello quale stava pento un nimico de Dio, lo quale abracciava uno omo, e un aitro demonio li dava una cortellata in pietto, in quello luoco nello quale esso relevata avea la feruta.
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