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      Questo fece missore Mastino avenno paura che·llo vescovo non li togliessi la signoria. La guerra durao bene anni doi. Uitimamente missore Mastino era stanco né poteva più. Venne a pace con Veneziani e a patti. Li patti fuoro questi: lo primo, che esso fece refutanza della moneta la quale avea in Verona, la quale avevano despesa Veneziani; lo secunno, che mannao le robbe dello Communo de Venezia, le quale buttaro XXIIII migliara de fiorini, per onne robba fiorini doi milia; lo terzo, che Veneziani voizero Trevisi, sì che convenne che per la fatica de Veneziani missore Mastino li donassi Trevisi. Verona e Vicenza li lassaro per l'amore de Dio e per misericordia. Le aitre terre, como Padova e Civitale, remasero a puopolo. Allora Veneziani li remannaro missore Alberto, lo frate, con quelli nuobili li quali tenevano presoni. A tutta questa guerra Fiorentini tennero mano e fecero con loro denari quello aiutorio che bastao. Ora è tornato lo Mastino della Scala de granne aitezze ad umile stato. Non perciò in tanta umilitate, che in soa veteranezza non morisse granne signore de Verona e de Vicenza. Omo de guerra fece
      fare in soa vita uno monimento de marmo, dove fu sepellito, in casa de frati minori, là dove posano le donne. In quello monimento non ce stao inscritto né Dio né santi, anche ce stao inscuite cacciascioni, cavalli, cani, astori e aitre paganie. L'opera de Veneziani con questo tiranno fu como l'opera de Romani, li quali mannaro la ambasciata a Benevento. Beneventani sparzero aduosso alli ambasciatori la orina.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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