Nella citate de Roma, se non fusse stata una nave de grano la quale succurze - per mare da Pisa venne -, tutta Roma periva. Doi miracoli granni incontraro in tiempo de così fatta carestia. Innella citate de Piacenza, in Lommardia, fu uno nobile omo de casa delli Visconti de Castiello Nuovo lo quale se trovava da vinti milia corve de grano. Era lo tiempo de maio, che la fava dao suso. Lo lunedìe fue che tutta Piacenza curze a soa casa, domannanno dello grano. Respuse lo nobile: «Sei livre voglio della corva». Lo martedìe venne la iente con sei livre. Quello li remannao senza grano e disse: «Sette livre ne voglio». Lo mercordìe tornao la iente per grano con sette livre. Quello disse: «Otto livre ne voglio». Lo iovedìe la iente veniva con otto livre. Quello ne domannava nove. Lo venardìe quelli ne vennero con nove livre de bolognini. Lo iniquo omo favellao e disse così: «Tornete a casa, iente molestiosa. Questo mio grano mai non venno, se de esso non aio dieci livre». Con granne tristezze fé tornare lo puopolo e·lla carovana a casa a sostenere fame. Ma lo buono e cortese Dio non voize così, ché·llo sabato ionze uno cavalieri, citatino de Piacenza - missore Manfredo de Lando avea nome -, con una nave de grano. Lo grano valeva livre cinque. La fava comenzava ad ingranare. L'aitro dìe lo grano fu a livre quattro. Lo terzo dìe fu a livre tre. Quanno lo nobile delli Visconti vidde questo, forte fu turvato. E incontinente tornao a casa e entrao in quello luoco dove sio grano era. E considerao la moita moneta la quale de quello grano àbbera auta, se avessi allargata la mano alli necessitosi.
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