Puro favellao e disse: «Ahi grano mio, io so' destrutto». E avenno la mente più a l'avarizia che alla pietate, iettao nello trave de mieso dello tetto, sopra lo sio grano, uno capestro e là, in mieso dello sio grano, se appese per la canna. Nella contrada de Roma, in uno castiello lo quale se dice Castiglione delli Alberteschi, incontrao un aitro miracolo, como io intesi da perzone fidedegne. Essenno questa terribile carestia, tutta la poveraglia de Roma, femine e uomini e zitielli, ne fuiro per le castella. Là se ne sparzero. In questo Castiglione fu uno che abbe nome Ianni Macellaro. E fu lo primo che a Santo Spirito de Roma donasse massaria de vestiame. Questo fu ricco massaro. Figlioli non avea, ricchezze moita: fanti, fantesche assai, pecora, vuovi, iumente, campi seminati, pozzi pieni de grano. Tutte queste cose Dio li consent́o. Quanno venne lo tiempo che la fava era verde in erva, onne massaro mannava uno vanno, che nulla perzona montassi in soa fava. Questo Ianni per contrario mannao lo vanno, che onne chivielli isse a sio campo de fava, aitro non sparagnassi che li fusti delle fave, manicassino allo piacere. Ora vedesi traiere de iente affamata. Corvinam servant pauperes famelici. L'oste pusero in quello campitiello. Per tutto d́e là demoravano a manicare. Lo patrone a cavallo in soa iumenta bene li visitava onne d́e e ś·lli salutava. Puoi li diceva che manicassino bene e portassino della fava a casa a loro piacere. Puoi dava uno panetto per omo. Allora tornava.
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