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      In quello muodo consolava li bisognosi. Ora passao la carestia e venne lo tiempo della leta fertilitate. Li poveri a Roma tornaro. La fava de questo castiello fu carpita. Puoi fu vattuta. Li fusti della fava de questo buono omo fuoro puosti nella ara, nelli quali cosa nulla de frutto era. Mentre che li fusti se battevano, Dio immise la soa granne abunnanzia e frutto in quelli fusti. Ora vedesi fava abunnare. Tanta fu la fava, la quale da quelle gamme fu coita, che parze veracemente che la fava delli aitri castellani se partisse delle proprie are e venisse nella ara dove li fusti se vattevano. Così Dio liberamente mustrao che bene li piace la elemosina de buono core nello bisuogno e che esso cortesia fao a chi soveo alle necessitati aitrui e che per uno ne renne ciento, como nello Vagnelio dice. In questo tiempo, currevano anni Domini MCCCXXXVIII[I], dello mese de frebaro, la prima domenica de quaraiesima, quanno fu la orribile sconfitta in Lommardia, fra Como e Milano, nelli campi de Parabianco. La quale novitate fu per questa via. Puoi che Veneziani àbbero ottenuta la vittoria sopra missore Mastino della Scala de Verona e àbbero Trevisi e sì cassaro tutti li sollati da pede e da cavallo, questi sollati, partennose e non avenno suollo, fecero la granne compagnia. Loro capo e connuttore era uno famoso Todesco - Malerva avea nome -, prode de perzona, saputo de guerra. Cavalieri a speroni de aoro ce erano assai. Erance lo conte Olando e lo conte Guarnieri, li quali da puoi fuoro capora de compagnia.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
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