Questo missore Lucchino, benché guardie avessi de uomini da pede e da cavallo a muodo regale, nientedemeno abbe una speziale e nova guardia con seco. La guardia soa erano doi cani alani granni e terribili, gruossi como lioni, lanuti como pecora. L'uocchi avevano rosci e terribili. Questi doi cani alani sempre lo sequitavano per la corte, l'uno dalla parte ritta, l'aitro dalla parte manca. In mieso dello palazzo avea una forte torre. dentro dalla torre era una spaziosa cammora. Quanno missore Lucchino se posava in quella cammora, li cani staievano descioiti. Sempre circondavano la torre. Nulla perzona a l'uscio se poteva accostare. Denanti alla torre stava la granne sala. Alla porta stava la guardia. L'aitra guardia stava alla porta generale della corte nello terrio. L'aitra guardia staieva nella piazza. Quanno missore Lucchino manicava solo, staieva a tavola, li cani tuttavia con esso, granni quarti de carne dao ora a l'uno, ora a l'aitro. Quanno missore Lucchino staieva in pede, la moita baronia li faceva intorno piazza con silenzio per temenza delli cani. Nullo se crulla, nullo parla; ca se per ventura lo signore un poco guardasse alcuno con malo esguardo, sùbito li cani li forano sopra in canna, derannolo per terra. De tale guardia canina nullo se maravigli, ca questa cosa nova non ène. Scrive Valerio Massimo che Massinissa fu rege de Numidia e fu moito amico e fidele serviziale dello puopolo de Roma. Questo re Massinissa sempre avea in guardia de soa perzona doi granni cani, granni mastini, e non se renneva securo senza essi, benché avessi guardie de pedoni e de cavalieri, avesse lo potente e ricco reame de Numidia, sopra tutto questo avesse la bona amicizia de Romani, per li quali era signore, era salvo, securo e temuto.
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