Iace nello luoco dove duormo suoi antecessori. Per la cui morte lo renno de Puglia fu desolato, como ioso se dicerao. Questo re Ruberto fu omo moito savio, e tanto savio che per sio sapere acquistao la corona, ca non dovea essere re. Esso anche ordinao che Carlo sio frate consobrino, a chi spettava la corona, fussi chiamato re de Ongaria; e così fu, donne puoi fu coronato esso. Questo re Ruberto fu omo che mantenne sio reame in tanta pace, che per tutta Puglia, tutta Terra de Lavoro, tutta Calavria e Abruzzo la iente delle ville arme non portava, né conoscevano arme. Anche portavano in mano una mazza de leno per defennerse dalli cani. Anche questa tale usanza in parte se serva. Questo re, quanno li iogneva la novella che diceva: «Cinqueciento dell'oste toa soco perduti nella vattaglia», responneva e diceva: «Cinqueciento carlini so' perduti». Questo re fu tanto industrioso che forza de imperio in soa vita non se potéo accostare a sio renno. Doi imperatori consumao drento le mura de Roma: como fu Errigo conte de Luzoinborgo e Lodovico duce de Baviera, como de sopra ditto ène. Anche questo re fu conte de Provenza e fu omo granne litterato, e spezialmente fu espierto nella arte della medicina. Granne fisico fone e filosofo fone. Alcuna cosa avaro voleva vedere como soa moneta despenneva. E che più, le pene perzonale convertiva in pecuniarie. Abbe questo re un sio figlio lo quale fu duca de Calavria. Fu omo moito iustiziale e diceva: «Lo re Carlo, nuostro visavo, acquistao e mantenne questo reame per prodezze, mio avo per larghezze, mio patre per sapienzia.
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