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      Dodici legni, dove lo re stava, per violenzia de fortuna vennero in puorto de Messina. Era l'aurora, lo dìe se faceva. Lo romore delli marinari era granne. Don Federico, cunato de re Ruberto, excitato per tale romore, lo quale non mustrava opera de mercatanti, se levao da lietto e fecese alli balconi e guardanno vidde insegne regale. Conubbe ca re Ruberto, sio cunato, era iettato per la fortuna, lo quale venne per la Cecilia recuperare. La reina sequitao lo re e, ciò conoscenno, disse: «Ahi re, que farrete a mio frate?» Lo re abbe misericordia e non curao ca quelle dodici galee erano perdute. De soie mano non potevano campare. In quello stante, in su la mesa terza, acquetao la fortuna. Lo re con soie galee se trasse alquanto a reto, puoi tanto più che tornao a Napoli. In sio palazzo entrao. Mai non gìo più in armata, né per mare né per terra. Avea un sio ogliardino allato dello palazzo e là sempre stava a valestrare. Mentre che valestrava, penzava li fatti de sio reame. Mentre che iva de segnale a segnale, dava le resposte e·lle odienzie alle iente, commetteva li fatti e·lle cose le quali devea. In questo tiempo, currevano anni Domini MCCCXLIII, venne a Roma a visitare le corpora delli santi e·lle basiliche sante la reina de Ongaria, matre de Lodovico re de Ongaria e de Antrea re de Puglia, sio frate. Stette dìe tre in Roma e visitao tutte le santuarie e fece granni doni a tutte le chiesie. Frate Acuto, uno fraticiello de Ascisci lo quale fece lo spidale della Croce a Santa Maria Rotonna, fu lo primo che·lli domannassi elemosina per acconciare ponte Muolli, lo quale era per terra.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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