Fine allo dìe de oie dura. Anche più, ché oie in questi dìe vao lo aratore e ara lo campo, e aranno trova teste, gamme, vraccia e ossa assai. No·lle poco capare. Anche più, che durao alcuno spazio de dìe che·lli viannanti sequitavano per loro mestieri, per le selve trovavano a pede delli arbori ossa iacere in forma de omo lo quale dormissi. Questo era che·lli feruti essivano dallo stormo e posavanose a pede delli arbori per accogliere lena, ca stanchi erano, e, como se posavano, lo spirito e·lla vita in un tiempo li abannonava. Così remanevano quelle ossa senza carne. Infra le gote vedeva omo resplennere aoro. Questo era ché Mori se metto le monete e loro doppie d'aoro in vocca. Queste doppie lucevano como aoro. Allora chi questo trovava percoteva la zucca dello capo con preta e bastoni, sì che spartiva le ganghe, e·lla coccia volava in terra. Lo viannante alegro la moneta prenneva. Granne fu lo guadagno de questo stormo. XL milia corpora de Saracini fuoro presi, maschi e femine, li quali fine nello dìe de oie staco siervi de Spagnuoli. Zappano, arano, filano, tiesso, cucinano e aitri mestieri secunno le connizioni. Onne artificio faco. Infiniti ne fuoro vennuti como se venno le crape. Per tutta Spagna fuoro vennuti colla corona in capo. Anche ce soco de quelli siervi. Onne servizio faco a Spagnuoli loro signori. Hortos et vineas colunt dominorum precepto solo victu contenti. Anco ce fu guadagnata la moita robba: denari, arnesi, arme, vestimenta, vascella de metallo de rame, cavalli, muli, somari, camielli, paviglioni, trabacche, tanto forag[g]io, tanto arnese.
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