La iente era moita. Io stava in una pontica, là dove venne uno a comparare cannele de cera e confietti e spezie. Questo teneva una spada sotto vraccio. Lo pomo era tutto inaorato e lavorato a igli e fiori. Dissi io: «Vòi tu vennere questa spada?», e trassila fòra dello fodero. Era la spada como le nostre soco, in forma de mieso stuocco, mesa spada. Non era troppo granne né troppo lata, ma, como le nostre, bene convenevile, fatta allo muodo genovese. Lo pomo era luongo como uno prungo piano, l'ilzo como mesa luna, e era la maiure parte 'naorato lo fierro, l'ilzo e·llo pomo tutto. La vaina era curata con tenere de fierro bene lavorato e·llo caspiello con correie moito adorne. Parevame che·lla spada non era sempia como le nostre. Respuse lo buono omo e disse: «Io non la voglio vennere, né la dera per cinquanta fiorini». E ciò fermao con sacramento. La iente che intorno stava disse: «Perché?» Respuse e disse: «Questa spada fu guadagnata nella rotta de Spagna, nello granne stormo quanno fu sconfitto lo re de Bellamarina dallo re de Castiglia. Io me nce retrovai. Dunque, benché assai bona sia, aiola cara troppo. Non la dera per moneta alcuna». Fatta questa sconfitta e raccuoito lo campo e licenziati li regi e li aitri aiutorii, lo re Alfonzo non posa. Anche fece iente de sio reame e de crociata e sequitao la iniqua iente perfida. Moito li molesta. De loro terreno vole. Intanto morìo papa Benedetto, lo bianco, e fu creato papa Chimento, lo monaco nero. Era una nobile citate canto mare, nelli confini de Saracinia, la quale avea nome la Ginzera.
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