Ora vedesi onne dìe currerie fare. Curro Cristiani, predano, robbano. Curro Turchi, lo simile faco. Imbuscanose, fiero de sùbito furiosamente, fugo voitannose. Granne danno faco. Moito bene li vedeva omo descegnere e sallire per la montagna l'uno po' l'aitro a filo a filo. Avevano loro ronzini piccoli, moito currienti, piccole teste, ferrati delli piedi denanti, dereto desferrati. Così currevano. Parevano daini alesantrini. La maiure parte de questi Turchi portavano, loro usanza, vestimenta bianche de panno de lino, larghe le maniche e longhe, corte a mesa gamma. Nulla defferenzia ène dalle cotte delli chierici. In capo capielli bianchi collo pizzo luongo a muodo dello cuollo de cicogna. Varve avevano foite e luonghi capelli. In vraccio una rotella lavorata atorno a muodo de uno grannissimo taglieri, ingessata. Questi soco loro pavesi. Da lato portavano spade turchesche moito fornite; e non haco ponta e soco alcuna cosa piecate dallo lommo, lo pietto tagliente. Anche gran parte de loro portava lance con uno fierro pulitissimo, moito fortemente lato; alcuno era 'naorato. Da lato portavano arcora e turcassi con frezze. Deh, quanto granne male con loro frezzate facevano! De quelle frezze era alcuna nella quale stava avvolto uno filo d'aoro; ché la freccia dignitate avea. Anche ce erano fra essi moiti armati con iubbe doppie de panno incerato, larghe, lavorate con belli lavorieri, coperte de sannati e de ballacchini. Ora se comenza la dura e aspera guerra per terra e per mare. Entra in mare missore Pietro Zeno de Venezia e vao attornianno tutta la Turchia.
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