Po' questi cinqueciento ne puse milli.
Questa fu la terza vattaglia. Po' questi milli reservaose con tutta l'aitra cavallaria drento da l'oste, drento dalle catene. Questo fatto, confortao li suoi e accommannaose a Dio e disse: «Ahi sir Dio, defienni e aiuta la rascione». Questa fu soa conestavilia. Questa fu soa bella ordinanza. De sabato fu, alli dìe tre de settiembro. Essìo fòra de Parisci lo re de Boemia allo campo e pusese non moito da longa dalli Englesi. Era lo re de Boemia pullino. Non vedeva bene. La prima cosa, dimannao della conestavilia dello re Adoardo. Quanno intese così fatta conestavilia, subitamente disse: «Noi simo perdienti. Englesi perdire non puoco senza nuostro granne danno». Puoi demannao que tiempo fussi. Folli respuosto e ditto che sopra li Englesi stava l'airo pulito como zaffino, sopra Franceschi stava lo tiempo atto a piovia. Allora disse: «La vattaglia non fao per noi, fao per essi». Puoi mannao la ambasciata allo re Filippo in Parisci. L'ambasciatori dissero così: «Re Filippo, quanno piaccia alla aitezza vostra, la adosa non sia; ché senza danno non è, utilitate nulla. Meglio veo che staiamo fermi alli passi. Lo re de Egnilterra partire se vorrao. Quanno se partirao, noi li serremo dereto alle spalle. Averemo de esso mercato». Lo re Filippo fu forte turvato e fra le aitre paravole disse così: «Veome voluntate de annegare nella acqua de Secana, quanno lo megliore capitanio dello munno hao paura». Que paravole li ambasciatori non celaro allo re de Boemia.
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