Anche più che 'nanti sostenne de essere scommunicato, che de volere rennere l'aitruio. Assenava una soa proverbia antica: «Chi pericola in mare pericoli in terra». Per la qual cosa e per alcuno aitro excesso Martino de Puorto fu appeso per la canna, como se dicerao. In quella galea venne la moneta e·lli riennita de Provenza, la quale veniva alla reina Iuvanna de soa contrada. In quella venne panni de valore de vinti milia fiorini. In quella venne vivate de Provenzani, uomini e femine, li quali ne ivano a Napoli. In quella veniva sacca de pepe e de cennamo e de cannella. In quella venne uno feriero de Santo Ianni: avea nome frate Monreale, provenzano de Narba, cavalieri a speroni d'aoro, moito iovinetto. Arrivao con fortuna in piaia romana e perd́o là in quello pericolo onne sio arnese, fi' alla scarzella delli fiorini. Sola la perzona campao. Lo quale entrao in terra romana moito de tenerissima etate, e fu omo de masnata e deventao virtuosissimo capitanio e fecese omo de granne fatto e de granne valore e fu capo della Granne Compagnia. A l'uitimo li fu tagliata la testa in Roma, como se dicerao.
Cap. XVII
[De Leonardo de Orvieto tenagliato per Roma. ] [...]
Cap. XVIII
Delli granni fatti li quali fece Cola de Rienzi, lo quale fu tribuno de Roma augusto.
Cola de Rienzi fu de vasso lenaio. Lo patre fu tavernaro, abbe nome Rienzi. La matre abbe nome Matalena, la quale visse de lavare panni e acqua portare. Fu nato nello rione della Regola. Sio avitazio fu canto fiume, fra li mulinari, nella strada che vao alla Regola, dereto a Santo Tomao, sotto lo tempio delli Iudei.
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