Allora non li cecao l'uocchio, ca fu mosso de pietate, ma sì·lli remise soa iniuria. Delle cose civile se renneva rascione espeditamente. In questo tiempo orribile paura entrao l'animi delli latroni, micidiari, malefattori, adulteratori e de onne perzona de mala fama. Ciasche diffamata perzona iessiva fòra della citate nascostamente, secretamente fuiva. Alla mala iente pareva che essi devessino essere presi nelle loro case proprie e essere menati allo martirio. Dunqua fugo li riei più là assai che non so' li confini della contrada de Roma. Non speravano salute in alcuno. Lassavano le case, li campi, le vigne, le moglie e·lli figli. Allora le selve se comenzaro ad alegrare, perché in esse non se trovava latrone. Allora li vuovi comenzaro ad arare. Li pellegrini comenzaro a fare loro cerca per le santuarie. Li mercatanti comenzaro a spessiare li procacci e camini. Inquesto tiempo nella citate de Roma nato fu uno mostro. Nella contrada de Camigliano de una femina pedonessa nacque uno infante muorto, lo quale avea doi capora, quattro mano, quattro piedi, como fussino doi appiccati dallo pietto. Ma l'uno maiure era che l'aitro e pareva che lo menore avanzassi lo maiure, non senza ammirazione della iente. In questo tiempo paura e timore assalìo li tiranni. La bona iente, como liberata da servitute, se alegrava. Allora lo tribuno fece uno sio generale Consiglio, e scrisse lettere luculentissime alle citati e alle communitati de Toscana, Lommardia, Campagna, Romagna, Maretima, allo duca de Venezia, a missore Lucchino tiranno de Milana, alli marchesi de Ferrara, allo santo patre papa Chimento, a Ludovico duca de Bavaria, lo quale era stato elietto imperatore, como ditto de sopra ène, alli regali de Napoli.
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