La maiure parte delli tiranni de Lommardia lo desprezzaro. Ciò fu missore Tadeo delli Pepoli de Bologna, lo marchese Obizo de Ferrara, missore Mastino della Scala de Verona, missore Filippino de Gonzaga de Mantova, li signori de Carrara de Padova, in Romagna missore Francesco delli Ordelaffi de Forlì, missore Malatesta de Arimino e moiti aitri tiranni, li quali, fatta laida e vituperosa resposta, auto più maturo consiglio, apparecchiavano de mannare sollenni ambasciate. Ludovico duce de Bavaria, ià imperatore, fi' dalla Alamagna mannao secreti ammasciatori e pregava per Dio che·llo accordassi colla Chiesia, ché non voleva morire scommunicato. Dello regno de Puglia li scrisse lo duca de Durazzo e offerivase. Nello soprascritto diceva: «Allo amico nuostro carissimo». Anco li scrisse missore Aloisi, principe de Taranto, e aitri regali. Da Ludovico re de Ongaria veniva una grossa ammasciata e onorata. Ià vennero li preventori delli ambasciatori e pregavano che·llo tribuno collo puopolo de Roma provedessi sopre la vennetta la quale se dovessi fare della cruda morte la quale fece lo re Antrea, re de Puglia, lo quale dalli baroni era stato appeso, como se dicerao puoi. Erano questi preventori della ambasciata doi perzone assai notabile, vestute de ricchi verdi forrati de vari con cappe alamanne. Quanno lo tribuno intese loro ammasciata, volennoli dare resposta, menaoli su nello parlatorio denanti a tutto lo puopolo. Era dìe sabato. Fatto era de alquanti iustizia. Allora se fece ponere in capo la corona tribunale, della quale io farraio menzione.
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