Nella mano ritta teneva uno melo d'ariento colla croce. Allora favellao e disse: «Iudicaraio la rotonnitate delle terre in iustizia e li puopoli in ogualitate». Disse puoi: «Questi soco li ambasciatori delli Ongari, li quali demannano iustizia della morte dello aitro innocente re Antrea». Dalla reina Iuvanna, moglie dello re Antrea, infelice re, abbe lettere graziose, dalla quale medesima la tribunessa ne abbe cinqueciento fiorini e iole. Dallo santo patre apostolico lettere abbe che facessi bene. Da moiti prelati lettere abbe speciali che sapessi suiere le zinne della santa Chiesia como de pietosa e dolce matre. Ora Filippo de Vallois, re de Francia, lettera manna per uno arcieri. La lettera era scritta in vulgare; non era pomposa, ma era como lettera de mercatanti. Quanno la lettera fu ionta in Roma, lo tribuno era caduto de sio dominio, lo stato era rotto, donne fu assenata alli signori de Castiello Santo Agnilo, e Agnilo Malabranca, cancellieri de Roma, l'abbe in soie mano. Voglio alcuna cosa breviare delle magnifiche resposte le quale daieva. Venne a Roma l'ammasciata dello principe de Taranto. Tre fuoro li ammasciatori, uno arcivescovo dello ordine de santo Francesco, mastro in teologia, uno cavalieri a speroni d'aoro, uno iudice con bella compagnia, some e aitro arnese. Quanno li tre ammasciatori fuoro denanti allo tribuno, lo arcivescovo propuse queste paravole: «Misit viros renovare amicitiam ». Puoi se destese e disse como loro signore se alegrava moito de sì fatto stato.
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