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      Moiti notabili erano in soa compagnia. Era vestuto con una gonnella bianca de seta miri candoris, inzaganata de aoro filato. La sera, fra notte e dìe, sallìo nella cappella de Bonifazio papa, favellao allo puopolo e disse: «Sacciate ca questa notte me dego fare cavalieri. Crai tornarete, ca oderete cose le quale piaceraco a Dio in cielo, alli uomini in terra». In tanta moititudine da onne parte era letizia. Non fu orrore, non arme. Doi perzone àbbero paravole. Adirati trassero le spade. 'Nanti che colpo menassino le tornaro in loro guaine. Onneuno vao in soa via. Delle citate vicine a questa festa vennero li abitatori, che più è, li veterani e·lle poizelle, vedove e maritate. Puoi che onne iente fu partuta, allora fu celebrato uno solenne officio per lo chiericato. E po' lo officio entrao nello vagno e vagnaose nella conca dello imperatore Constantino, la quale ène de preziosissimo paragone. Stupore ène questo a dicere. Moito fece la iente favellare. Uno citatino de Roma, missore Vico Scuotto cavalieri, li cenze la spada. Puoi se adormìo in uno venerabile lietto e iacque in quello luoco che se dice li fonti de Santo Ianni, drento dallo circuito delle colonne. Là compìo tutta quella notte. Ora odi maraviglia. Lo lietto e·lla lettiera nuovi erano. Como venne lo tribuno a sallire a lietto, subitamente una parte dello lietto cadde in terra et sic in nocte silenti mansit. Fatta la dimane, levase su lo tribuno vestuto de scarlatto con vari, centa la spada per missore Vico Scuotto, con speroni d'aoro, como cavalieri.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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