Allora lo tribuno, fatto lo guasto, una dimane per tiempo levao campo e annao sopra la castelluzza, poco da longa da Marini. Sùbito la prese, e instanti fuoro dati per terra li muri intorno. Ià voleva commattere la rocca e la torre rotonna, dove se era redutta la fantaria. E per espugnare quella torre avea fatto fare doi castella de lename, le quale se voitavano sopra rote. Avea scale e artificii de lename. Mai non vedesti sì belli ignegni. Apparecchiava picchioni e aitri instrumenti. Moite ammasciate recipéo in quello luoco. Curreva de·llà una acquicella. In quella acquicella vagnao doi cani e disse ca erano Ranallo e Iordano cani cavalieri. Puoi guastao la mola. Puoi mosse tutta soa oste e tornao a Roma, perché le lettere dello legato infrettavano. La matina per tiempo deo per terra le belle palazza in pede de ponte de Santo Pietro, in fronte de Santo Cieizo. Puoi ne ìo con soa cavallaria a Santo Pietro. Entrao la sacristia e sopra tutte le arme se vestìo la dalmatica de stati de imperatore. Quella dalmatica se viesto li imperatori quanno se incoronano. Tutta ène de menute perne lavorata. Ricco ène quello vestimento. Con cutale veste sopra l'arme a muodo de Cesari sallìo lo palazzo dello papa con tromme sonanti e fu denanti allo legato, soa bacchetta in mano, soa corona in capo. Terribile, fantastico pareva. Quanno fu pervenuto allo legato, parlao lo tribuno e disse: «Mannastivo per noa. Que ve piace de commannare?» Respuse lo legato: «Noa avemo alcune informazioni de nuostro signore lo papa». Quanno lo tribuno ciò odìo, iettao una voce assai aita e disse: «Que informazioni so' queste?
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