Puro abbe potestate de ire in pede allo palazzo dove stao la maine de santa Maria. Là da priesso per lo moito fioccare de prete la virtute li venne meno. Allora lo puopolo senza misericordia e leie in quello luoco li compìo li dìi, allapidannolo como cane, iettanno sassi sopra lo capo como a santo Stefano. Là lo conte passao de questa vita scommunicato. Non fece motto alcuno. Muorto che fu, lassato, onne perzona torna a casa. Senator collega turpiter per funem demissus, deformis pileo per posticam palatii obvoluta facie transivit ad domum. La cascione de tanta severitate fu ca questi doi senatori vivevano como tiranni. Ià erano infamati, ché grano mannavano per mare fòra de Roma. Era lo grano carissimo. La canaglia non comportava la fame e·llo deiuno. Non sao temere lo puopolo affamato. Non aspetta che dichi: «Fa' questo». Questa connizione hao la carestia, che moiti potienti hao perterrata. Anco pòtera essere la cascione che Dio non consente che·lle cose della Chiesia siano violate. De ciò favellava Valerio Massimo. Dao lo esempio de Dionisio tiranno de Cecilia, lo quale tagliava li capelli e·lle varve de auro le quale avevano li suoi diei, e diceva ca·lli diei non deveano avere similitudine de becchi varvati. De questa onta la quale fece a suoi diei fu punito, ca in soa vita visse con paura e po' la morte soa sio figlio venne in tanta miseria, che viveva de insegnare li guarzoni lo alfabeto. Forza più non sapeva. Vedi maraviglia! Saputa che fu la morte dello senatore lapidato, la carestia de sùbito cessao per lo paiese intorno e fu convenevole derrata de grano.
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