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      Questo papa Innocenzio la prima cosa che se puse in core fu che·lli tiranni restituissero l'altruio, li bieni della Chiesia li quali avevano usurpati e sforzati. A ciò esequire mannao sio legato in Italia missore Egidio Conchese de Spagna, cardinale. Questo don Gilio quanto fussi sufficiente guerrieri l'opere soie lo demustravano. Esso fu in prima cavalieri a speroni d'aoro. Puoi fu arcidiacono de Conche. E fu de tanta industria, che fu fatto confallonieri dello re de Castelle. Esso perzonalemente se trovao alla rotta de Taliffa in Spagna, como de sopra ditto ène. Desceso lo legato don Gilio in lo Patrimonio, venne a Montefiascone. Aitro non trovao se non Montefiascone. Acquapennente, Bolsena, tutte le aitre terre teneva occupate Ianni de Vico, profietto de Vitervo. Anco teneva Terani, Amelia, Nargne, Orvieto, Vitervo, Marta, Canino. Era magno. Bussava per corrompere Peroscia. Lo legato, trovanno sì poche terre, forte li parze. Nientedemeno voize parlamentare collo profietto. Mannao per esso e fuoro insiemmora. Avea lo profietto in sé una mala natura, che ciò che omo li adimannava de sùbito li ammetteva e diceva. «Fatto serrà. Ben ce piace». Alla fine non servava le promesse. Quanto più te prometteva, peio tenevi. Per la moita usanza questa connizione servao allo legato. Non se ne sappe astenere. Como fuoro insiemmori, lo legato disse: «Profietto, que vòi tu?» Lo profietto disse: «Ciò che piace a ti». Lo legato disse: «
      Voglio che rienni alla Chiesia lo sio e tienghiti lo tio». Lo profietto disse: «Vogliolo fare volentieri.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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