Inninocchiata parlao e disse: «Patre e signore mio, piacciate che così fatta donna, madonna matrema, non stea in mano altruie como presoniera. Pregote, fa' la voluntate della santa Chiesia». A queste paravole lo capitanio aitra resposta non deo, se non che prese questa soa figlia per le trecce e con un cortiello li partìo la testa dallo vusto. Po' la presa de Cesena lo legato mannao allo capitanio, dicenno così: «Capitanio, rienni quello che tio non è. Io te renno toa donna, figlioto e nepoteti». A queste paravole lo capitanio deo questa resposta: «Dicete allo legato ca io credeva che fussi savio omo. Oramai lo tengo per una vestia pazza. Dicete che se io avessi auto in presone esso, tre dìi passati so' che io l'àbbera appeso per la canna, como esso ave auto le cose mie». Indurato lo animo de sì perverzo eretico patarino, don Gilio, lo legato antico, se partìo e gìone in Provenza. Como la compagnia sentìo approssimare don Gilio alle finaite, così se delequao como fao la poca neve a fervente sole. Remase lo legato noviello, missore [...] abbate de Borgogna. Questo legato fece l'oste pentolosa sopra de Forlì. Per moiti anni vannìo la crociata, e fu predicata la croce per tutta Italia. Mozzava lo grano e tagliava le vigne, arbori e oliveta. Bussava ad onne ponto, ad onne ora. Per questa fervente guerra lo capitanio perdìo Favenza e·lli Manfredi, suoi consuorti, iurati con esso. Anco perdìo Bertonoro. Allora se restrenze drento a Forlì, nello forte. In questo assedio sopra Forlì fuoro presi assai voite delli crociati, li quali per meritare erano iti a commattere contra de quelli scismatici.
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