Refrenai le arroganzie delli potienti e purgai moite cose inique. Verme so', omo fraile, pianta como l'aitri. Portava in mano lo vastone de fierro, lo quale per mea umilitate convertiei in vastone de leno, imperciò Dio me hao voluto castigare. Li potienti me persequitano, cercano l'anima mea. Per la invidia, per la supervia me haco cacciato de mio dominio. Non voco essere puniti. De vostro lenaio so', figlio vastardo de Enrico imperatore lo prode. A voi confugo. Alle ale vostre recurro, sotto alla cui ombra e scudo omo deo essere salvo. Credome essere salvato. Credo che me defennerete. Non me lassarete perire in mano de tiranni, non me lassarete affocare nello laco della iniustizia. E ciò è verisimile, ca imperatore site. Vostra spada deo limare li tiranni. Vedi la profezia de frate Agnilo de Mente de Cielo nelle montagne de Maiella. Disse che l'aquila occiderao li cornacchioni». Puoi che abbe parlato, Carlo destese la mano e recipéolo graziosamente, disse che non dubitassi de alcuno. Quanno ionze in Praga fu lo primo dìe de agosto. Demorao per lo spazio de tiempo alcuno. Desputava con mastri in teologia. Diceva assai. Favellava cose maravigliose. Lengua deserta faceva stordire quelli Todeschi, quelli Boemi e Schiavoni. Abafava onne perzona. In presone non stette, ma con compagnia assai onorata sotto qualche guardia. Assai vino, assai vivanna li era data. Po' alcuno tiempo domannao in grazia allo imperatore de ire in Avignone e comparere denanti allo papa e mostrare como non era eretico né patarino.
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