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      Moito li contrastao lo imperatore che non isse. Alla fine condescese alla voluntate soa. Diceva Cola de Rienzi: «Serenissimo principe, io voluntario vaio denanti allo santo patre. Dunque, se voi non me mannete per forza, site innocente dello sacramento». Nello ire che faceva per tutte le terre se levavano puopoli e, fatto grege con romore, li venivano denanti. Prennevanollo, dicevano ca lo volevano salvare de mano dello papa. Non volevano che issi. A tutti responneva, diceva: «Io voluntario vaio, non costretto». Rengraziavali e coś passava de citate in citate. Per tutta la via li fuoro fatti solienni onori. Quanno li puopoli vedevano esso, maraviglianno l'accompagnavano. E per tale via ionze in Avignone lo primo d́e de agosto. Ionto in Avignone parla denanti allo papa. Scusavase ca non era patarino, né incurreva la sentenzia dello cardinale don Bruno.
      Voleva stare alla esaminazione. A queste paravole lo papa stette queto. Fu renchiuso in una torre grossa e larga. Una iusta catena teneva in gamma. La catena era legata su alla voita della torre. Là staieva Cola vestuto de panni mezzani. Aveva livri assai, sio Tito Livio, soie storie de Roma, Abibia e aitri livri assai. Non finava de studiare. Vita assai sufficiente della scudella dello papa, che per Dio se daieva. Fuoro esaminati suoi fatti e fu trovato fidele cristiano. Allora fu revocato lo prociesso e·lla sentenzia de don Bruno e dello cardinale de Ceccano, e fu assoluto. E venne in grazia dello papa e fu scapulato. Quanno iesśo de presone fu lo primo d́e de agosto.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
pagine 236

   





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