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      La matina voize odire la messa, e odģola staienno scaizo a nude gamme. All'ora de mesa terza fu sonata la campana e fu adunato lo puopolo. Connutto fra Monreale nelle scale allo lione, staieva inninocchiato denanti a madonna santa Maria. Alle gote teneva uno cappuccio de scuro con uno freso de aoro. Aduosso teneva uno iuppariello de velluto bruno, cosito de fila de auro. Descento era senza alcuno cegnimento. Le caize in gamma de scuro. Le mano legate larghe. Teneva la croce in mano. Tre fraticielli con esso staievano. Mentre che odiva la sentenzia, parlava e diceva: «Ahi Romani, como consentite mea morte? Mai non ve feci offesa, ma la vostra povertate e·lle mee ricchezze me faco morire». Puoi diceva: «Dove so' io cuoito? Per bona fe' diece tanta iente me aio veduta denanti e pił che questa non č». Puoi diceva: «So' alegro de morire lą dove morģo Pietro e Pavolo. La mea vita senza trivolazione non č stata». Puoi diceva: «Tristo questo male traditore po' la mea morte!» Nella sentenzia fuoro mentovate le forche. Allora stordģo forte e levaose słbito in piedi como perzona smarrita. Allora quelli che stavano intorno lo confortaro che non dubitassi. Fecero fede che connannato era alla testa. De ciņ fu contento, stette queto. Abiato allo piano, per tutta la strada non finava volverse de lą e de cą. Parlava e diceva: «Romani, iniustamente moro. Moro per la vostra povertate e per le mie ricchezze. Questa citate intenneva de relevare». Moite cose diceva. A peta a peta la croce basava.


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Cronica - Vita di Cola di Rienzo
di Anonimo romano
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