Quando uscimmo colla carretta dalle carceri per recarci alla piazza dove doveva compiersi l’esecuzione, temetti per un momento che ad onta della scorta, mi togliessero di mano la delinquente, tant’era il furore onde erano invasi gli spettatori e segnatamente le donne. Ciò nullameno Agostina Paglialonga non impallidì, salì sul patibolo accompagnata dal confessore, con fermo passo e morì coraggiosamente.
Un’altra donna, pur bella di sembianze e di forme mi toccò d’impiccare a Todi il 6 luglio 1808, Rosa Ruggeri, insieme ai fratelli Angelo e Paolo Caratelli ed Antonio Scarinei, dai quali aveva fatto assassinare il proprio marito.
Antonio Scarinei era suo amante e la Rosa n’era pazza: lo voleva per sé, tutto per sé, senza che avesse a staccarsi un momento dal suo fianco. Egli le propose di fuggire con lui; ma la donna, dopo averci lungamente pensato e calcolato tutte le conseguenze, rifiutò.
- Dunque non mi ami? le disse Scarinei.
- Sbarazzami di mio marito e sposiamoci.
- Vuoi?
- Senza dubbio.
Combinarono di simulare un’aggressione in casa. La Rosa fece nascondere l’amante e i suoi complici nella propria casa e quando vide il marito ben addormentato li chiamò. Scarinei uscì di sotto il letto ove s’era nascosto e inferse al disgraziato il primo colpo che lo fece cadere al suolo; sopraggiunti alle sue grida i complici coi coltelli impugnati, lo finirono mentre i due amanti orribile a dirsi, si gettarono uno nelle braccia dell’altra sul talamo stesso.
I due Caratelli fecero poi bottino del bello e del buono e se ne andarono, lasciando la Rosa e Scarinei in preda al loro delirio amoroso.
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