Avevano luogo fra loro dei dialoghi come questo:
- Fra Pasquale, s’è vista nessuna persona sospetta scorazzare per questi dintorni?
- Non mi pare. Però un povero ammalato che venne da me per soccorso, mi disse d’’aver incontrato una comitiva di uomini, che tenevano i pistoni nascosti, sotto i ferraioli, i quali lo fermarono, gli fecero delle interrogazioni, poi lo lasciarono senza molestia.
- Da quale parte provenivano?
- Da Collevecchio.
- Ed erano diretti?
- Piegarono a manca, costeggiando la macchia.
- Era di notte?
- Di mattina verso l’alba. E dovevano aver fatto buon bottino, perché erano allegri e portavano delle bisaccie rigonfie. Il mio malato lo fermarono più per curiosità che per altro. Credo anzi gli regalassero qualche baiocco.
- Dovrebbero esser loro.
- Siete sulle traccia di qualche banda di grassatori?
- È stata assalita una vettura padronale di viaggiatori, che portavano di molto valsente. Dovrebbe essere la masnada del famoso Caciotaro.
- Non vorrei essere ne’ suoi panni.
- Perché?
- Perché non tarderà a cadervi nelle mani.
- Speriamolo.
- Siete soli?
- Abbiamo combinato un appostamento, col bargello di Collevecchio e le sue guardie, proprio nella macchia, costeggiata dalla vostra comitiva. C’è a scommettere che è quella del Caciotaro.
- Buona fortuna!
I birri se ne andavano, lieti e felici delle notizie avute da fra Pasquale. E fra Pasquale, che era in rapporti d’affari col Caciotaro, chiudeva la sua capanna e per la grotta si recava nella macchia, dove trovava tosto un messo da inviargli, per porlo sull’avviso; onde non avesse a cadere nell’agguato tesogli dal bargello.
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