- Non dubito delle vostre affermazioni signor bargello, ma io sono sicuro che ci ha aggredito Paolo Salvati.
- In tal caso non poteva che essere solo; se avesse riordinato la sua compagnia brigantesca, se ne avrebbe avuto già sentore.
- L’avevo già riconosciuto a Porto Recanati, mentre ci siamo soffermati a Caval Marino per berne una bottiglia, lo vidi dietro le griglie della finestra superiore.
- E perché non ne avete dato avviso all’Autorità?
- Contavo di farlo non appena giunto a Macerata.
- E come mai non avete prese delle cautele prima di partire?
- Come potevo immaginare, con due cavalli di quella fatta, che egli sarebbe riuscito a superarci? Io lo supponevo diretto verso Ancona.
- Sta bene. Ma, ad ogni buon conto, io ti dichiaro in istato d’arresto. Monsignor Fiscale disporrà di te.
Seguendo gli ordini del Bargello, i birri staccarono il cavallo ucciso dalla sedia di posta, e vi sostituirono uno dei loro. Quindi fatti salire i due viaggiatori nel legno, uno dei birri si collocò a cassetta, allato del cocchiere, rimasto affidato alla sua custodia, e la sedia partì.
- Bisogna andar subito a Porto Recanati, disse poi il Bargello ai birri rimastigli. Scommetto che Salvati ci è tornato. Deve aver avute delle informazioni precise per tentare un simile colpo. Forse riusciremo a sorprenderlo coi complici.
Ben s’appose l’astuto Bargello.
Paolo Salvati, compiuta l’aggressione tornò a Porto Recanati: con un leggero sibilo chiamò il campagnuolo, che altri non era se non uno dei più famosi manutengoli, e in men che non dicasi il masnadiero e la bisaccia del bottino, avevano preso il loro posto nella camera dell’albergo del Caval Marino.
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