- Se credete ne parlerò subito a vostro fratello.
- No, subito no. Lasciate che ci pensi io. Non avete fretta, suppongo? gli domandò piegando la vezzosa testolina sulle spalle e guardandolo con simpatia.
- Si ha sempre fretta, quando si tratta di farsi amare da una bella fanciulla, come voi, Virginia.
- Chi vi ha detto il mio nome?
- Lo so da un mese.
- Da un mese?
- Dal primo giorno che vi ho veduta, io ho deciso di farvi mia.
- Deciso? Siete molto sbrigativo. E il mio consenso?
- Sono qui per domandarvelo. Perché domandarvelo? Non me l’hanno già detto i tuoi occhi, che un po’ di bene me lo vuoi pur tu?
- I miei occhi o non hanno detto nulla, o hanno detto bugia.
- Non lo credo. Sono incapaci. Tu non sei civettuola. Non hai mai avuto amanti. Ed è per me che il tuo cuore palpiterà per la prima volta.
- Ih! Ih! Come correte! Chi vi ha detto tutte queste belle cose?
- Lo so, e questo ti provi, come prima di abbandonarmi alla passione che mi hai inspirato, ho voluto assicurarmi che ne eri degna.
- Lasciamoci. Non vorrei che incontrassi mio fratello, mormorò la fanciulla, la quale incominciava a sentirsi meno forte di sé e aveva paura di lasciarsi sfuggire una confessione della quale non v’era d’uopo, perché il giovane aveva capito benissimo l’affetto che la sua persona, le sue parole avevano prodotto sull’animo ingenuo di Virginia.
- Come vuoi. Quando ci rivedremo?
- Quando vorrete..., balbettò arrossendo la fanciulla.
- Domani.
- All’ora ed al luogo stesso. Addio... Come vi chiamate?
- Enrico.
- Enrico?
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Virginia Virginia
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