Guardò per ogni dove per vedere se trovava qualche traccia, dalla quale arguire dove fosse andata, che cosa fosse avvenuto, e finalmente trovò sul suo tavolino da notte un foglio piegato.
Lo aprì con mano tremante e lo lesse. Diceva:
«Fratello mio.
Una fatalità contro la quale avremmo cercato invano di lottare ci separa e forse per sempre. So il dolore che ti cagiono con queste parole e lo divido. Ma il tempo rimarginerà la tua ferita. Una moglie buona ed onesta occuperà il mio posto nel tuo cuore. Ma non dimenticarmi. Non dimenticare la tua Virginia, della quale tu fosti fratello e padre e mamma insieme, la tua Virginia che t’ama e t’amerà sempre, fino all’ultimo istante del viver suo e che fa voto a Dio di poterti un giorno rivedere e di apparirti innanzi detersa d’ogni colpa e ancor degna di te.
Virginia.»
Quella lettera misteriosa colpì profondamente lo spirito di Francesco. Egli intravide una parte della verità. La forza del suo carattere vinse lo strazio dell’animo.
All’indomani, uscendo annunziò che sua sorella era partita da Roma, per andare a trovare dei parenti in montagna. Ma dei sorrisi ironici accolsero le sue dichiarazioni e delle parole abbastanza maligne, specialmente da parte delle donne:
- Già si capisce! Ingrassava a vista d’occhio quella povera ragazza. Doveva avere qualche malattia segreta, nella pancia. L’aria di montagna le avrebbe fatto bene, fra cinque o sei mesi sarebbe tornata svelta come prima. Non c’era da formalizzarsene. Sono mali che toccano alle ragazze, quando hanno l’abitudine d’uscire a prender il fresco verso sera ed hanno paura d’andar sole.
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Virginia Virginia Dio Francesco Roma
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