Evidentemente la contessa aveva già fatta la sua toletta notturna e prima di coricarsi aveva voluto godersi le dolcezze di una fiammata crepitante nel caminetto, sormontato da un’alta specchiera lievemente inclinata, per modo da riflettere l’immagine della signora e la parte posteriore del salotto.
Non appena sollevata la portiera di stoffa, Saverio si fermò sull’ingresso, chiedendo indifferentemente:
- Ha ordini a darmi signora contessa?
Questa non rispose, ma si diede ad esaminare, guardando nello specchio, le sembianze del suo cocchiere. E pare che l’esame non gli riuscisse sfavorevole, perché le sue labbra voluttuose sbozzarono un sorriso.
- Signora contessa - ripetè Saverio, dopo aver atteso un poco, nella tema che la sua presenza non fosse stata avvertita dalla padrona.
La signora non rispose ancora. Si divertiva a vedere, sul riflesso della specchiera, il volto bello, ma corrucciato del cocchiere.
- Ha ordini a darmi? - ripetè un’altra volta Saverio.
- Hai fretta? - rispose finalmente con piglio canzonatorio la signora.
Saverio alzò il capo e i suoi occhi volgendosi a caso allo specchio incontrarono uno sguardo fiammeggiante della contessa riflesso dal medesimo.
Rimase attonito, comprendendo che i sensi di quella formosissima donna, dovevano trovarsi in quel momento di molto eccitati; ma neppure un pensiero gli traversò la mente, men che rispettoso per la sua padrona.
- Se ti lascio libero ora, dove te ne andrai? A gozzovigliare probabilmente.
- No, signora contessa, non ho questa abitudine.
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Saverio Saverio Saverio
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