Me li faccio anticipare domani dal mio notaio, e dopodomani sera, se viene, se sarà buona e compiacente...
- Per questo, non può dubitare.
- Se sarà buona e compiacente glieli darò.
- Posso dunque parteciparle la lieta nuova.
- Partecipagliela pure. Sai che quando ho deciso, ho deciso.
Don Asdrubale se ne andò a letto e sognò la bella orzarola. Agostino fece altrettanto e sognò i duemila scudi.
XLIX.
Concupiscenza punita.
Sull’imbrunire del giorno stabilito Agostino dopo aver preparato tutto l’occorrente per una gustosa cenetta fredda nel salotto ed aver preso gli ordini di don Asdrubale per l’indomani, lasciava il prete solo in casa ad aspettare la bella orzarola, la quale aveva posto a condizione, che nessuno l’avesse a vedere né nell’entrata; né all’uscita, né durante la sua fermata.
La giornata era stata calda ed afosa, ma al dopo pranzo s’era levata una fresca brezza che ingalluzziva il bravo ecclesiastico, e gli metteva la foia nelle vene.
Egli passeggiava impazientemente per l’appartamento: or fermandosi a guardare il buffet preparato dal solerte cameriere, con eleganza e profusione di ghiottonerie, poi entrando nella camera da letto, che doveva essere il teatro delle mutue confidenze.
E ogni tratto tirava fuori la ripetizione d’oro per consultarla; gli pareva che le sfere fossero troppo pigre a compiere i loro giri. La sua ansia si faceva di minuto in minuto maggiore.
Dopo aver guardato un’altra volta l’oriuolo, vedendo che mancava ancora un’ora a quella fissata pel convegno, pensò di schiacciare un sonnellino se gli veniva fatto, e abbassato il lucignolo della lampada a sospensione del salotto, sormontato da un globo di cristallo opaco e da un moderalume di carta di seta della China color di rosa, traforato, si sdraiò in un ampia poltrona e volgendo la mente alle imminenti delizie che gli erano promesse si addormentò.
| |
Asdrubale Agostino Asdrubale China Agostino
|