Dopo aver ben mangiato e bevuto l’assassino tornò nella camera da letto e la scompigliò in modo da far credere che avesse servito per una lotta genetica, vi sparse delle forcinelle, una giarrettiera, ed altri piccoli ninnoli donneschi; quindi, se ne andò pian piano chiudendo la porta dietro di sé e asportando l’involto del denaro rubato, senza che anima viva lo vedesse.
Di lento passo scese da San Pietro in Vincoli alla Suburra, e aperta la porticina d’una di quelle case equivoche v’entrò e scomparve.
L.
La scoperta del delitto.
Il mattino seguente Agostino Del Vescovo si recò come nulla fosse accaduto nella notte, alla casa del prete.
Incontrato un inquilino della medesima, questi gli disse:
- Siete ben mattiniero quest’oggi: già uscito e già tornato?
- Sono uscito ieri dopo pranzo; il padrone mi ha dato licenza, volendo restar solo.
- Non troppo solo, forse, ma ben accompagnato.
- Che dite mai? Don Asdrubale è un sant’uomo: è un prete modello.
- Sarà come dite voi, - rispose sogghignando l’inquilino e se ne andò.
Agostino salì, aprì la porta di casa, poi le imposte del salotto quindi si affacciò col volto spaventato e gridò:
- Aiuto! Aiuto! Hanno assassinato il mio povero padrone! Aiuto! Hanno ucciso don Asdrubale.
La gente accorse tosto a quella chiamata: in un momento la casa fu piena di persone e fra esse parecchi birri e agenti di polizia.
Agostino s’era buttato su di una poltrona, piangeva dirottamente e mandava gemiti strazianti.
Cionullameno venne arrestato e condotto innanzi a monsignor Fiscale il quale volle prendersi sopra di sé la cura di fare la luce su quell’assassinio.
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