Pagina (205/421)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Corrado ne fu inebbriato; ma non ebbe il coraggio di procedere oltre.
      Intanto l’esecuzione del «pezzo» continuava, accompagnata dal russare intenso della signora Facenni, la quale andava digerendo un certo fagiano con ripieno di tartufi bianchi, che, per far onore al suo cuoco, aveva quasi divorato completamente a pranzo.
      Continuando il moto ondulatorio della testa, la fronte d’Elsa venne a trovarsi sotto le labbra del maestro; e questi, ormai sicuro del fatto suo, la sfiorò colle labbra.
      Era il secondo bacio e fu l’ultimo per quella sera.
      All’indomani si trattò di provare un duetto d’amore di un valente autore, che Elsa contava di eseguire, sempre col maestro, nel prossimo ricevimento serale della sua famiglia. La signora Facenni, sicura della virtù di sua figlia e della discrezione del musicista, credette di potersi assentare senza pericolo, dicendo che le prove l’annoiavano e le avrebbero messo in uggia il duetto, il quale le sarebbe tornato più gustoso ed aggradito udendolo per la prima volta, la sera del ricevimento.
      Corrado stava al piano; Elsa in piedi alla sua manca: il maestro cantava e accompagnava; la fanciulla cantava e divorava cogli occhi il giovanotto. Il fascino di quella musica sensuale, afrodisiaca la vinceva, e quando Corrado dominato pur lui dalla passione le cinse con un braccio la vita, si chinò sopra di lui e rovesciatogli il capo indietro cacciandogli la bianca mano nei capelli, la baciò sulla bocca.
      - Mi amate, signorina? - domandò il maestro balbettando per l’emozione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Facenni Elsa Elsa Facenni Elsa Corrado