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      La vecchia non amava di meglio e di grand’animo consentì alla proposta del domestico. Per tal modo il Binzaglia conosceva per filo e per segno i progetti dei due amanti, perché prima di consegnar le lettere si faceva un dovere di leggerle.
      Elsa aveva proposto a Corrado di rapirla; ella porterebbe con sé le sue gioie e un migliaretto di scudi che aveva risparmiato sul suo spillatico. Questo avrebbe bastato a farli vivere, senza stenti, finché placata l’ira paterna, le nozze, diventate indispensabili per riparare l’errore commesso, sarebbero state consentite.
      Il maestro sulle prime mostravasi riluttante: ma alla perfine aderì al progetto.
      Approfittando della illimitata libertà che godeva in casa, Elsa fece tutti i suoi preparativi. Mandò all’amante le gioie, il denaro e tutto il corredo della sua biancheria e de’ suoi vestiti.
      E finalmente fu stabilito il giorno della fuga.
      Doveva aver luogo sull’albeggiare. Elsa sarebbe uscita dal palazzo per una porticina di servizio, della quale si era procurata la chiave. Corrado doveva attenderla poco lontano, con una carrozza di posta, che li avrebbe condotti a Firenze.
      La sera della vigilia affettuosamente più del consueto baciati ed abbracciati i suoi genitori si ritirò per attendere l’alba, con ansia indescrivibile.
      LIX.
      Il dolce nido - Dubbiezze.
      Elsa si era ritirata nella sua camera da letto, un piccolo nido di colomba, nella quale la semplicità e l’eleganza si fondevano con felicissima armonia. Nel fondo il letto piccolo, quale conveniva ad una fanciulla, con cortinaggi di merletto, sormontati da altre tende di seta rosa tenuissima, quasi bianca, perfettamente simili ai panneggiamenti della porta e della finestra.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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