Elsa si volse rapidamente incrociando le braccia sul petto, per nascondere i tesori, e vide innanzi a sé il domestico Giovanni Binzaglia.
- Voi, Giovanni? - domandò sorpresa.
- Io, signorina.
- Che volete a quest’ora, in questo luogo? Chi vi ha permesso d’entrare?
- Pazienti un momento, signorina, e risponderò a tutte le sue questioni.
- Pazientare? Siete ubriaco forse? Chiamerò gente e sarete licenziato su due piedi.
Così dicendo Elsa stendeva la mano al cordone del campanello, facendo atto di prenderlo.
Giovanni non si mosse.
- Le osservo signorina, che chiamando gente, ella provocherà un inutile scandalo, certamente più nocevole a lei che a me.
- Impudente
- E ciò che è peggio, continuò imperterrito il domestico, manderà a monte una fuga tanto bene architettata e preparata.
- Una fuga? - disse Elsa esterrefatta.
- Quel povero maestro, che l’attenderà sul far del giorno colla carrozza di posta per trasportarla a Firenze, ne sarebbe desolatissimo.
- Si potrebbe sapere, chi vi ha così bene informato - chiese la fanciulla fremendo d’ira e di sdegno.
- Mi sono informato da me. È da parecchio tempo, anzi da molto tempo che vigilavo la signorina.
- Fate un bel mestiere! E per conto di chi?
- Per conto mio.
Elsa si lasciò sfuggire un sospiro di soddisfazione; non trattandosi che di un servo, le cose sarebbero presto accomodate.
- Non credo che possiate avere l’intenzione di opporvi ai miei divisamenti.
- Tutt’altro! Anzi li favoreggerò, per quanto è da me, come li ho favoreggiati sin qui, risparmiando alla vecchia l’incomodo grave di portare le lettere della signorina e di riportarle quelle del signor Corrado.
| |
Giovanni Binzaglia Giovanni Elsa Elsa Firenze Corrado
|