Pagina (233/421)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Da quel momento la casa di Domenico Valeri era sempre fornita d’ogni ben di Dio e il bravo marito si dimenticava sempre più frequentemente di dare a Michelina il denaro per le spese di casa. Questa d’altra parte aumentava il lusso de’ suoi vestiti e la ricchezza de’ suoi ornamenti. Il prete era ricco e generoso, la donna ambiziosa, il marito avido.
      Non poteva quindi accadere diversamente.
      Ma la cupidigia del merciaio aumentava continuamente e godeva nell’ammirare i gioielli, gli oggetti d’oro di cui sua moglie faceva pompa ma avrebbe però voluto pigliarsene una larga parte.
      Una sera rientrando, dopo l’assenza di parecchi giorni, in casa, trovò Michelina a mensa, assisa davanti un desco, sul quale erano i resti della succolenta cena che ella aveva, come di consueto, fatto col curato. Ma il bravo prete se ne era andato perché alla mattina seguente doveva officiare prestissimo.
      Il merciaiolo sedè allegramente a fianco di Michelina, e dopo averle dato un abbraccio, con tutto quel tanto di galanteria che teneva a sua disposizione, disse:
      - Vediamo un po’ che cos’è rimasto di buono. Del pollo, del prosciutto, dei tartufi di Norcia, pizza di Civitavecchia ecc. bene, benone, benissimo.
      E incominciò a mangiare a quattro ganasce, suscitando l’ilarità della sua sposa, che avendo alzato un po’ il gomito col curato, si sentiva in vena di tenerezze.
      - Bevi, allocco - esclamava versandogli del vino; questo è di Grottaferrata asciutto, che aiuta la digestione. Poi c’è lì del moscato di Gradoli, che par.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





Domenico Valeri Dio Michelina Michelina Michelina Norcia Civitavecchia Grottaferrata Gradoli