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      - Perché?
      - Perché si potrebbe sapere, sospettare e un bel giorno od una bella notte venirci a sgozzare in letto per derubarci.
      - Sei impazzito?
      - D’altronde il denaro ne’ cassoni non frutta niente, invece impiegandolo saviamente, si può ricavarne interessi.
      - No, no! Esclamò Michelina, la quale non voleva saperne di distaccarsi dal suo tesoro.
      - C’è un bel podere da vendere presso Macerata.
      - Che ne sappiamo noi di coltivazioni?
      - Si potrebbe comperarlo e subaffittarlo.
      - No, preferisco tenermi il mio denaro.
      - Ebbene, se ti piace aver del denaro da maneggiare, mettiamo un bel negozio da mercante: io smetterò di andar per le fiere e potremo fare una vita comodissima e da buoni borghesi.
      - Neppur questo mi va. Finché c’è il curato di quattrini non me ne mancheranno: dopo ci penseremo.
      Il Valeri tentò con altre proposte di rimuoverla dal proposito di tenere i suoi cespiti morti, chiusi nel canterano. Ad ogni nuova insistenza Michelina diventava più inflessibile e mostravasi per giunta seccata dei discorsi del marito. Questi dovette quindi persuadersi che per il momento non c’era a far nulla, propose di coricarsi e Michelina consentì.
      Il letto era come di consueto, quando il curato cenava in casa dell’amante, preparato con grande cura, colla biancheria pulita e più fina, e ben sprimacciato. La donna satura di voluttà vi entrò e Domenico dietro di lei, ma troppo turbato per pensare a sovvenire ai bisogni fisici della moglie, la quale dopo aver atteso invano qualche carezza almeno, profondamente si addormentò.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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