L’indignazione della vecchia a tale notizia non ebbe più limiti. Vomitò contro il figlio ogni sorta di vituperi e concluse che l’avrebbe denunziato ella stessa alla giustizia. Preferiva saperlo chiuso in galera, che libero a commettere nuovi delitti.
- Salvami, mamma! - scongiurava l’infelice, madido di freddo sudore.
- No, no, no. Mille volte no. Quando bene mi fossi ridotta sulla paglia per salvarti, torneresti da capo, e falsificheresti altre firme, o commetteresti qualche altro delitto. In galera, infame, in galera! Ci sei predestinato.
Pietro pazzo di furore a questa terribile invocazione, balzò addosso alla inesorabile vecchia e stringendole con ambo le mani il collo, la rovesciò al suolo.
- Assassino! - mormorò la madre colla voce soffocata - Matricida!
E più non disse, perché le mani di Pietro Tagliacozzo s’erano mutate in una morsa, e stringevano, stringevano sempre, stringevano convulsamente.
Quando il giovane ricuperò un barlume di ragione e lasciò il collo della sua vittima, la povera vecchia era morta e irrigidita.
Accortosene, Pietro Tagliacozzo fuggì inorridito dal teatro del suo delitto ed errò tutta la notte, come un pazzo per la campagna dei dintorni di Olevano. Fu raccolto sul far dell’alba, da una pattuglia in perlustrazione, in preda al delirio e confessò subito l’orribile misfatto. Furono costretti a mettergli la camicia di forza, perché tentò reiteratamente di suicidarsi.
Il pentimento di Pietro Tagliacozzo, fu pari all’enormità del crimine. Condannato all’estremo supplizio, dichiarò solennemente d’averlo meritato, ringraziò i giudici e li pregò di sollecitare l’esecuzione.
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Pietro Tagliacozzo Pietro Tagliacozzo Olevano Pietro Tagliacozzo
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