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      Siate cauto, almeno...
      - Se non casto. Questo va da sé.
      Zio e nipote dopo questo colloquio, si lasciarono ne’ migliori termini.
      Il giorno stesso don Domenico prendeva possesso del suo piccolo ed elegante appartamento nel palazzo del Cardinale, e stropicciandosi allegramente le mani, esclamava:
      - Ho ritrovato il paese della cuccagna. Attenti a non farsi esiliare.
      LXXXV.
      Le gesta del prete.
      Domenico Abbo conservò per parecchio tempo un contegno castigatissimo ed una condotta irreprensibile. Il cardinale suo nipote ne era edificato e non cessava di lodarsi della determinazione presa. L’affabilità de’ suoi modi e la giocondità del suo spirito gli accaparravano tutte le simpatie. Mai le anticamere del prelato erano state così affollate di clienti delle migliori società. Le signore erano in prevalenza e si intrattenevano con maggior compiacimento col cerimoniere, che col cardinale. Quel bel prete, dall’aspetto di granatiere, per l’imponenza della persona, dall’occhio nero e corruscante, dalla bocca larga e sensuale, tuttora adorna dei suoi denti candidi e forti le attraeva. E dal palazzo del Cardinale passavano volentieri alla chiesa, dove don Domenico officiava, per accostarsi al tribunale di penitenza da lui presieduto.
      In breve Abbo era diventato il direttore spirituale di una quantità di famiglie patrizie e vi era accolto con straordinarie feste, ogni qualvolta si degnava di accettare un invito a pranzo o a qualche ricevimento.
      La giovialità del suo carattere faceva di lui un prezioso commensale, e un consigliere molto competente per tuttociò che concerneva la vita mondana, non meno che per riguardo della vita celeste.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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