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      Assunte informazioni, seppe della notte passata tre giorni prima dall’ex ballerina alla palazzina e si decise ad arrestarla. Operata una perquisizione in sua casa trovarono tutto il denaro rubato. Mentre la perquisizione si eseguiva, capitò a casa del Valentini e della Levante il Vincenzo Iancoli, e fu arrestato anche lui.
      Il processo non andò per le lunghe: le risultanze erano troppo positive e gli imputati dopo aver riluttato un po’, confessarono. Solo Francesca tenne duro: ammise di aver passato la notte col francese; ma disse d’esser stata sorpresa dal Valentini il quale ne era geloso; che lui insieme al compagno avevano assassinato il giovanotto, quindi, scassato il forziere e portata via la roba, minacciandola di morte se avesse parlato. Ma il suo sistema di difesa non approdò e venne condannata co’ suoi complici al taglio della testa.
      Venuto l’8 ottobre, giorno dell’esecuzione, Iancoli e Valentini si confessarono ed invocarono i conforti religiosi. Erano disfatti dalla paura e furono portati sul palco più morti che vivi; la sola Francesca Levante, vedova Ferruccini, si mostrò, coraggiosa. Aveva voluto indossare i suoi abiti più belli, come se avesse dovuto recarsi ad una festa e non alla morte. Si acconciò la testa con grande cura e mi raccomandò che presentandola alla folla, quando glie l’avrei recisa, facessi in modo di non deturparla. Vedendola salire imperterrita sui gradini del patibolo, col capo alto, il petto torreggiante, lo sguardo superbo, il passo sicuro, le anche lievemente ondeggianti, sfuggirono al pubblico grida di ammirazione.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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