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      Il Finocchi aveva voluto, con delicato pensiero, che le feste nuziali avessero luogo in casa della Montini, benché sopperisse del proprio alle spese. Terminato il ballo, che aveva seguito la sontuosa cena, gli invitati se ne andarono. E gli sposi si avviarono alle loro abitazioni, accompagnati fin sulla soglia dalla madre di Tuta e da altri parenti. Accomiatatisi si trovarono finalmente soli.
      Il momento psicologico si avvicinava: Giggi condusse la sua diletta fino alla porta della camera da letto, che aveva fatto allestire con ricchezza e buon gusto, e si ritirò un momento, per lasciarle compire in libertà la toletta notturna.
      In quel mentre un famiglio gli recò una lettera dicendogli:
      - Sor padrone, hanno portato questo foglio fin da stamattina, dicendo di consegnarvelo subito. Ma io non ho voluto disturbarvi.
      - Hai fatto bene.
      Il famiglio se ne andò, e Finocchi si pose in tasca la lettera, rimandandone la lettura all’indomani. Ma poi per ammazzare il tempo e vincere l’impazienza, la tirò fuori, e guardò la soprascritta:
      Signor Luigi Finocchi, Corneto. Urgentissima.
      Uomo d’affari anzitutto, quell’urgentissima colpì il destinatario, l’aperse, la lesse, impallidì e dovete appoggiarsi ad un mobile per non cadere.
      Entrò nella camera nuziale, dopo aver fatto uno sforzo disperato per vincere la emozione e porse la lettera alla sposa dicendole:
      - Leggi.
      Avvolta in un bianco e sottile accappatoio, che le scendeva in fitte pieghe lungo la persona, superbamente bella, disegnandone le forme dense ed aggraziate ad un tempo, colle carni rosee e palpitanti delle rotonde spalle, dal seno eretto e dalle magnifiche braccia sotto le trasparenze del diafano tessuto, Geltrude era divina a vedersi ed avrebbe tentato anche un santo.


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Mastro Titta il boia di Roma
Memorie di un carnefice scritte da lui stesso
di Anonimo
pagine 421

   





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