Ritornò a casa: si munì del coltello col quale aveva sgozzato Arturo e andò direttamente alla camera da letto: ivi trovò Geltrude, semisvenuta sopra una sedia. L’afferrò per un braccio e le disse:
- Vieni a vedere, come si puniscono i colpevoli, i traditori.
E la trascinò violentemente nel gabinetto, dove credeva si trovasse ancora il forestiero. Ma quando lo vide vuoto si sentì assalito da un eccesso di furore.
- Dov’è? - gridò alla moglie con voce soffocata - dov’è, boiaccia, il tuo amante?
- È partito, mormorò Geltrude, più morta che viva.
- Partito, fuggito, per opera tua?
- Sì.
- Ebbene, paga tu per lui!
E pronunziando queste parole l’afferrò pei capelli, la trascinò al letticciuolo e colla formidabile lama del suo coltello, le recise la testa.
Quindi si affacciò alla finestra, urlando come un pazzo:
- Eccola! Eccola!
Mostrava, sempre tenendolo per i capelli, il capo troncato di Geltrude, dal cui collo pioveva ancora a fiotti il sangue.
Quel terribile spettacolo fece volgere in fuga i pochi passanti. Ma in breve altri ne sopraggiunsero, e si addensò la folla...
Finocchi continuava ad agitare la testa di sua moglie gridando:
- Eccola! Eccola!
Giunse finalmente la polizia, che non senza stento giunse ad impossessarsi del forsennato, prima che avesse a farle del male, col coltello che ancora brandiva.
Portato alle carceri dovettero mettergli la camicia di forza, perché non avesse ad attentare alla propria vita.
Se non che ricercando il movente del delitto in casa dell’uxoricida, la polizia trovò delle carte, che rivelavano le sue aderenze coi rivoluzionari e a furia di indagini venne a sapere della venuta del cospiratore e della sua fuga.
| |
Arturo Geltrude Geltrude Geltrude
|