L’istruzione ricostruì il dramma, ma la ragione vacillante del reo, non permise di giungere a chiarire i fatti.
Luigi Finocchi venne condannato all’estremo supplizio e in capo a cinque giorni fui chiamato ad eseguirne la sentenza.
La voce delle condizioni mentali infelici del giustiziando si era diffusa per ogni dove, e si parlava di un movimento che i rivoluzionari intendevano di tentare per sottrarlo al patibolo.
Fu quindi fatto venire da Roma buon nerbo di truppa, per evitare qualsiasi inconveniente.
La mattina del 21 luglio, Corneto pareva militarmente occupata.
Uscendo dalle carceri, la carretta sulla quale con me e col paziente stavano due frati incaricati di confortarlo, benché non avesse alcuna conoscenza di sé, fu circondata dai carabinieri.
Giunti ai piedi del palco, lo tirammo giù, e lo portammo su pei gradini di peso, perché non poteva reggersi.
- Giustiziano un morto! - gridò una voce.
- Assassini, ripeté un’altra.
In un momento il subbuglio diventò generale. I fischi intronarono le orecchie. Ma il palco era troppo ben custodito, perché si avesse a temere.
Mentre io compivo l’esecuzione, i tamburi rullavano a più non posso. Venne eseguito qualche arresto e la calma fu ristabilita.
Ma dovetti essere riaccompagnato alle carceri, col mio aiutante, dalla stessa scorta, e partimmo di notte di soppiatto, per evitar dispiaceri.
XCIX.
L’avventura di Angelo Isola.
Timoteo Castroni era un giovane studente dell’università romana, molto stimato per il suo fervido ingegno e per la facilità con cui apriva la sua borsa, agli amici, sempre ben fornita, poiché apparteneva a ricca famiglia della provincia.
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