Meglio istruito del Louis, il dottor Guillotin aveva sempre indicato come mezzo di esecuzione la vecchia macchina italiana, il cui uso in alcuni luoghi durava anche in quel tempo. Difatti nel libro del senatore Gozzadini: Giovanni Pepoli e Sisto V, troviamo un ricordo preso dal libro dei giustiziati in Bologna, nel 1791 il trovato Guillotin non esisteva; la macchina che si chiamò ghigliottina fu messa in uso in Francia soltanto nel 25 aprile 1792 sul collo di un brigante, di nome Nicola Giacomo Pelletier.
La Cronique de Paris l’indomani dell’esecuzione diceva: «La novità di questo supplizio ha considerevolmente ingrossato la folla di coloro che una curiosità barbara conduce a questo triste spettacolo. La prontezza colla quale essa colpisce il colpevole è pure nello spirito della legge, la quale può essere severa, ma non deve mai essere crudele.»
È notevole che manca la denominazione di Ghigliottina. Sul principio la nuova macchina fu chiamata anche Luisette e grosse Luison dal nome del suo non inventore, ma perfezionatore, il quale essendo morto nel 20 marzo 1792 ebbe la fortuna di non vedere l’uso che se ne fece. Il buon Guillotin invece fu condannato a vederla infierire e sotto il suo nome.
Non si sa che egli protestasse mai contro tale denominazione, ma non può a meno di aver lamentata la triste celebrità appioppatagli quasi in punizione di aver egli preso l’iniziativa umanitaria che abbiamo veduto sopra.
XIV.
Atrocità moderne: un’esecuzione elettrica.
Le barbarie dei supplizi di cui Mastro Titta andava leggendo faceva si che egli si accendesse di giustissimo sdegno vedendo l’arte sua così maltrattata.
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