PREFAZIONE
Pubblico queste memorie di un'ex monaca, non per odio alle istituzioni religiose, che ben venero e rispetto, ma nell'unico intendimento di aprire la mente a quei genitori che per meri capricci, o per rendersi liberi, o per erronee convinzioni di giovare, per esempio, alla salute spirituale delle loro figlie, o per un male inteso interesse, condannano la loro prole a invizzire rinserrata fra le mura di un chiostro.
Pubblico queste memorie, perchè la gioventù inesperta delle false virtù monacali, possa una volta per sempre aborrire il chiostro nido d'ogni turpitudine, ritiro d'ogni vizio, ricettacolo d'ogni suzzura. - Se qualche infelice trovasi malcontenta del mondo, non creda sanare le sue ferite in un convento: ella le inasprisce e rendesi più sventurata. La gioia e la felicità puossi trovare nel mondo nella vita socievole, non sepolte nelle tombe, dove ogni palpito gentile, ogni affetto delicato, ogni aspirazione sono qualificati come una colpa gravissima.
Guardatevi bene, o fanciulle, dal chiostro, ve lo ripeto, e queste poche pagine, vergate da una infelice vittima vi convincano delle mie asserzioni. I suoi patimenti non sono esclusivi ed individuali; ma essi sono l'appannaggio di chiunque è costretta a vivere monaca, se non vuolsi fare eccezione per taluna, che abbrutita, immiserito lo spirito dai patimenti, perduto il bello del sentimento, lo slancio dell'anima, vegeta nell'ebetismo, nella perfetta nullità dei sensi, nella convinzione essere il convento la guida sicura del cielo.
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