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      - Parlate, Maria, parlate, ve ne scongiuro; ditemi se sentite amore per me, per me che vi amo alla disperazione.
      - Dio mio! replicai, lasciatemi, in altro momento...
      - Ma no! Voglio saperlo ora.
      E vedendo che era impossibile fuggirgli, mi fu forza rispondergli, che io pure l'amava.
      Egli allora portandosi nuovamente la mia mano alla bocca, la coprì di vivi baci, e con trasporto gridò:
      - Cada pure l'universo sopra di me, che m'importa? Sono felice!
      Ratta ratta m'involai, e ne era tempo, perchè mio padre dirigevasi alla volta del suo gabinetto.
      - Appena entrato, suonò il campanello. Io non corsi subito; il mio sembiante era sempre alterato; ma egli nuovamente e più forte fece sentire la voce del campanello, e vedendo che nessuno accorreva, mi feci animo accorsi, e dimandai, sul limitare della porta, che comandasse.
      - Oh! precisamente te, Maria. Entra...
      Entrai confusa, e in un abbattimento mortale.
      Che mio padre, pensava tra me, siasi accorto della scena accaduta dianzi fra me ed Arturo?
      - Avanzatevi, disse il colonnello, ad Arturo. Io so bene, ciò che desiderate. Volete avanzare un reclamo contro il vostro capitano, non è egli vero?
      - Verissimo.
      - Cosa avete da lamentarvi? Parlate.
      - Il mio capitano continuamente mi mortifica, e rimprovera senza giusti motivi; ma per sola animosità... per sola avversione che nutre verso di me.
      - Non è vero. - Voi mentite! un superiore non nutre animosità con nessuno, e non rimprovera mai chi adempie scrupolosamente ai propri doveri. - Voi siete un insubordinato, un giovane recalcitrante, e poco zelante al vostro servizio.


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I Nuovi Misteri del Chiostro Napoletano scritti da un'ex monaca e pubblicati dall'abate **
di Anonimo
Tip. Guigoni
1871 pagine 97

   





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