Arturo, fermo, conservò il suo sangue freddo, e restò impassibile.
Mio padre si sforzò di calmarsi; quindi disse:
- Parlate!
- Ho ricevuto un ordine di partire posdomani per Capua. - Prego V. S. a volermi concedere che resti in Napoli.
- Osservate gli ordini che vi vengono dati.
- Ho i genitori avanzati in età, che reclamano la mia assistenza. Signor colonnello non vogliate dar loro questo dispiacere.
- Signor tenente, non sono i vostri genitori che reclamano il vostro soccorso... Non mentite!
- Io non mentisco, dico la verità. - Ella parla ad un uomo d'onore.
- Silenzio! urlò mio padre. Silenzio! - e dopo breve. pausa soggiunse, uscite!
- Ella revochi l'ordine!...
- Ma nel parlare, in tal guisa ad un vostro superiore, io non trovo altra scusa, che qualificarvi per pazzo...
- Io pazzo! urlò alla sua volta Arturo, io pazzo!... Ma signor colonnello voi mi oltraggiate, e rivestito di una divisa, qualunque siasi, non soffro oltraggi.
Mio padre indietreggiò d'un passo. La fisonomia di Arturo era giunta a tal grado di furore, veramente da incutere timore: mio padre credè bene prendere un tono meno austero e più pacato, e soggiunse;
- Signor tenente, il vostro contegno mi darebbe il diritto di castigarvi col massimo rigore: ma perchè non abbiate a dire che abuso della mia autorità, mio malgrado, capite, ci passo sopra. Se continuaste però, saprei farvi pentire dell'arroganza vostra.
- Signor colonnello, conosco da me stesso d'essermi male diportato verso un mio superiore; ma trovo ingiusto, e fuor di ragione di tramutarmi.
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Capua Napoli Arturo Arturo
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