- Eh? diavolo! disse un suo camerata, non precipitiamo le cose. Bisogna che tu ti sottometta ad una cura, e tornerai in perfetta salute.
- Oh! sì, sì, rispose mio padre. Curatevi diligentemente. Se volete star presso i vostri genitori, ve ne do il permesso.
Arturo scrollò il capo, e mestamente soggiunse:
- È troppo tardi.
- Ma no, signor tenente, aggiunse mio padre, riguardatevi, e siate docile. Fatevi coraggio, che presto sarà facilissimo che abbiate un avanzamento.
- Grazie, signor colonnello. Approfitterò del permesso di V. S. per ritirarmi in famiglia. Era questo il mio voto ardentissimo.
L'effervescenza popolare si era calmata. L'apparato di numerosa truppa aveva consigliato il popolo a temporeggiare i suoi divisamenti. Il popolo è così fatto: se nel primo impeto trova un ostacolo, si ritrae e s'intana. Inferocisce quando nessuno lo contrasta.
Arturo si era ritirato presso la sua famiglia, e giaceva in letto malato di tisi polmonare. La sua delicata organizzazione continuamente contrariata, avevagli sviluppato quel morbo, che doveva trascinarlo al sepolcro. - Gli mancò, non vuo' dir la forza; ma la volontà di lottare, e dovette soccombere. Il solito uffiziale mi riferiva lo stato di sua salute; ma invece di dirmi come le cose si passavano realmente, per non accorarmi d'avvantaggio, le diminuiva, dandomi a credere non essere il male talmente grave da porre in pericolo la di lui vita. - Ma il cuore di donna, che raramente s'inganna, mi parlava un diverso linguaggio. Ne' miei eccessi di malinconia, lo piangeva come morto.
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