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In verità credetti tal linguaggio sincero, ed era lungi dal supporre che fosse dettato dalla più perfida ipocrisia. - Nè mancai pregarlo di darmi qualche giorno di vantaggio, in caso che allo spirare del giorno stabilito non fossi del tutto pronta a rinchiudermi. Esso con tutta bontà mi accordò quanto domandava. - Finalmente aggiunse, che la domani sarebbe entrata a servizio una nuova governante, donna abilissima, per aiutarlo a dar luogo alle varie e molte riforme che voleva introdurre in nostra casa.
In buona fede credei a quanto con tanta bonomia mi andava dicendo, tanto più che il mio pensiero era rivolto talmente ad Arturo, che non mi dava la pena di commentare quanto udiva.
Infatti la dimane venne la nuova governante che era giovanissima, ed avvenente assai. Giudicai tosto che mio padre mi aveva illusa: essa non poteva essere che una sua amante. Nè m'ingannai.
Quest'incidente sconcertò tutti i miei piani. Tenuta d'occhio dalla nuova governante, e dal mio genitore. che a più buon'ora rendevasi in casa, mi convenne sospendere le mie piacevoli gite.
L'inquietudine tornò ad inasprirmi. Le giornate mi passavano noiose ed eterne.
Una mattina passando nel gabinetto di mio padre per caso gettai gli occhi sul tavolo, e vi scorsi una lettera: spinta dalla curiosità, mi appressai, riconobbi il carattere di Arturo e tremante lessi:
Signor Colonnello!
Vicino a rendere lo spirito al mio Creatore, mi affretto a chiedervi di volere radiare il mio nome da cotesti ruoli. Unitamente alla presente vi restituisco la spada, emblema di schiavitù e di avvilimento, che per tre lunghissimi anni è stato il mio martirio.
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Arturo Arturo Colonnello Creatore
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